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DISEGNO DI LEGGE N. 993 DEL 2001
SENATO DELLA REPUBBLICA
XIV LEGISLATURA
Disegno di legge N. 993
d’iniziativa del senatore PASTORE, ASCIUTTI, BASILE, BATTAGLIA
Antonio, BONGIORNO, CANTONI, CARRARA, CASTAGNETTI, CHERCHI, CHIRILLI,
CICCANTI, CIRAMI, COMPAGNA, CURTO, D’AMBROSIO, DEGENNARO,
DEMASI, FABBRI, FALCIER, FILIPPELLI, GIRFATTI, GUBETTI, IERVOLINO,
IZZO, MAGNALBÒ, MELELEO, MINARDO, MONCADA LO GIUDICE di MONFORTE,
MORRA, NESSA, NOCCO, NOVI, OGNIBENE, PACE, PALOMBO, PASINATO, PEDRIZZI,
PIANETTA, PICCIONI, RIZZI, SALINI, SAMBIN, SCARABOSIO, SEMERARO,
TOMASSINI, TRAVAGLIA, VALDITARA, SCOTTI, MAFFIOLI e COZZOLINO
COMUNICATO ALLA PRESIDENZA
IL 21 DICEMBRE 2001
Onorevoli Senatori. – La lingua
italiana conta 57 milioni di parlanti, più della Francia
e della Gran Bretagna, con un bacino potenziale di utenza valutato
intorno ai 120 milioni di persone. È tra le lingue comprimarie
dell’Unione europea (nel 1980 un’inchiesta condotta
dalla stampa francese le assegnava il terzo posto come possibile
«lingua europea»), ed una delle lingue ufficiali della
Confederazione elvetica. È conosciuta e parlata in molti
paesi del Mediterraneo ed inoltre è una grande lingua di
cultura. L’arte, l’opera lirica e, in tempi più
recenti, la moda e il cinema, hanno parlato italiano al mondo, senza
contare l’Umanesimo e il Rinascimento, conosciuti e studiati
dappertutto.
La lingua è un «bene culturale» non meno importante
delle pinacoteche, anche se non può essere rinchiusa in un
museo, e come tale va difesa e promossa, così come hanno
fatto e fanno molti paesi europei ed extraeuropei.
Ma la lingua è anche un bene sociale, che va difeso dall’infiltrazione
di tutte quelle espressioni incongrue e disorientanti per i più,
che non provengono unicamente dall’adozione indiscriminata
di parole straniere, ma anche da neologismi incomprensibili ed accentuazioni
vernacolari.
Ciò è tanto più necessario nel nostro paese,
dove, per cause antiche e recenti, manca un modello di lingua in
cui tutti possano riconoscersi salvando le dinamiche linguistiche
regionali, ma senza che «i cambiamenti sperimentati dalla
lingua nel suo costante adattamento alle esigenze dei parlanti spezzino
la sua fondamentale unità» (cfr. Norma statutaria della
Real Academia Española de la Lengua).
In un recente seminario sulla qualità del processo legislativo
si è parlato addirittura di una «sindrome di smarrimento»
che colpisce i destinatari di certe disposizioni giuridiche e amministrative
a causa della loro formulazione nebulosa e contorta, che oltretutto
ne impedisce anche una corretta applicazione. È una sindrome
di cui dovrebbero tener conto politici e giuristi per recuperare
l’attenzione di quell’italiano «smarrito»
per il quale oggi risulta difficile anche aprire un giornale.
Gli stessi telegiornali, che in Gran Bretagna sono stati uno dei
mezzi di diffusione dello standard nazionale, il cosiddetto BBC
English, sono divenuti nell’ultimo decennio il veicolo di
un uso asfittico, frettoloso e non di rado distorto della lingua.
Globalizzazione e rivoluzione informatica sono occasioni per ridisegnare
il profilo dell’italiano, non per annunciarne, o auspicarne,
la fine come fanno i soliti profeti di sventure.
Il nostro è l’unico paese la cui lingua ufficiale non
è dichiarata neppure dalla Costituzione, l’unico che
fa poco o nulla per la propria voce; ancor meno di ciò che
per la lingua italiana fa la Svizzera.
Per contrastare lo scadimento della nostra lingua con la sua conseguente
perdita di prestigio in ambito europeo e internazionale ed anche
in considerazione delle iniziative assunte dagli altri paesi dell’Unione
europea, è urgente dare al nostro paese una rappresentanza
linguistica ufficiale in ambito nazionale e comunitario mediante
un apposito organismo, il Consiglio superiore della lingua italiana
(CSLI).
Il disegno di legge si compone di cinque articoli.
L’articolo 1 istituisce, presso la Presidenza del Consiglio
dei ministri, il Consiglio superiore della lingua italiana (CSLI).
Con l’articolo 2 si prospetta un quadro di indirizzo generale:
gli obiettivi del Consiglio, le modalità di intervento, la
redazione di un rapporto annuale sullo stato della nostra lingua,
le collaborazioni di cui il Consiglio si avvale per lo svolgimento
della sua attività.
L’articolo 3 indica la composizione dell’organo: il
Presidente, due membri di diritto, un segretario, due membri in
rappresentanza dell’Accademia della Crusca e della Società
Dante Alighieri.
Nell’articolo 4 sono precisati i compiti e le finalità
del Consiglio: uniformarsi ad un modello di lingua in cui tutti
possano riconoscersi, indicare espressioni linguistiche semplici
da usare nell’ambito delle amministrazioni pubbliche e private,
favorire l’uso della «buona lingua» e l’italofonia,
promuovere l’arricchimento della lingua e valorizzare l’italiano
nel mondo (l’italiano è una grande lingua di cultura
e rappresenta, con il latino, uno dei pilastri della cultura umanistica
studiata in tutto il mondo); valorizzare anche i dialetti e le aree
che essi rappresentano nell’ambito di tradizioni regionali
tipicamente italiane, specie in un momento in cui ogni regione dovrà
avere la possibilità di esprimersi in una dinamica linguistica
adeguata alle esigenze locali, affinchè sia in condizione
di offrire il massimo delle sue potenzialità; promuovere
l’insegnamento delle lingue straniere in chiave di diversità
culturale, e non di ibridazione, allo scopo di acquisire le conoscenze
interlinguistiche necessarie per la costruzione dell’Europa.
L’articolo 5 indica l’attività dei comitati scientifici
nell’ambito del Consiglio, con i seguenti compiti fondamentali:
studio scientifico di tutte le questioni relative all’uso
corretto della lingua (sistemazione grammaticale, neologismi, linguaggi
settoriali, termini presi in prestito da altre lingue); elaborazione
di una grammatica ufficiale della lingua italiana e compilazione
di un dizionario d’uso, da aggiornare costantemente.
DISEGNO DI LEGGE
Art. 1 - (Istituzione)
1. È istituito, presso la Presidenza del Consiglio
dei ministri, il Consiglio superiore della lingua italiana (CSLI).
Art. 2 - (Obiettivi)
1. Il CSLI ha il compito di sovrintendere, nell’ambito
degli orientamenti generali definiti dalla Presidenza della Repubblica
e dal Governo, alla tutela, alla promozione ed alla diffusione della
lingua italiana in Italia e fuori dell’Italia, ed alla politica
nei confronti delle lingue straniere.
2. Il CSLI formula le sue proposte al Governo,
indica le modalità d’intervento e dà il proprio
parere sulle questioni inerenti all’italofonia, redigendo
un rapporto annuale sullo stato della nostra lingua.
3. Il CSLI si avvale, per lo svolgimento della
sua opera, di comitati scientifici permanenti o scelti per i singoli
progetti.
Art. 3 - (Composizione dell’organo)
1. Il CSLI è composto da:
a) il Presidente del Consiglio dei ministri, che ne è il
Presidente;
b) il Ministro dell’istruzione, dell’università
e della ricerca;
c) il Ministro per i beni e le attività culturali;
d) un Segretario con compiti di indirizzo, designato dal Presidente;
e) due membri designati in rappresentanza dell’Accademia della
Crusca e della Società Dante Alighieri.
2. Ai componenti
di cui al comma 1 possono aggiungersi non più di due membri
designati in rappresentanza dei comitati scientifici costituiti
nell’ambito dello stesso CSLI.
Art. 4 - (Finalità)
1. Al CSLI sono demandati i seguenti compiti:
a) rispondere all’esigenza di un modello di lingua in cui
tutti possano riconoscersi, prestando particolare attenzione alle
varianti regionali dell’italiano parlato;
b) indicare, ed eventualmente coniare, espressioni linguistiche
semplici, efficaci ed immediatamente comprensibili, da usare nelle
amministrazioni pubbliche e private, formulando proposte operative
per rendere sempre più agevole e rapida la comunicazione
con i cittadini anche attraverso i nuovi strumenti informatici;
c) favorire l’uso della «buona lingua» e l’italofonia
nelle scuole, nei media, nel commercio e nella pubblicità
con iniziative ed incentivi le cui modalità saranno fissate
di concerto con i Ministri competenti;
d) promuovere l’arricchimento della lingua con lo scopo primario
di mettere a disposizione termini idonei ad esprimere tutte le nozioni
del mondo attuale, assicurando la presenza dell’italiano nelle
nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione;
e) valorizzare l’italiano nel mondo, promuoverne e svilupparne
l’insegnamento anche in considerazione dell’importanza
che la nostra lingua riveste in non pochi Paesi mediterranei;
f) valorizzare i dialetti, che costituiscono un patrimonio storico
del nostro paese, e delle zone che essi rappresentano nell’ambito
di tradizioni regionali genuinamente italiane;
g) promuovere l’insegnamento delle lingue straniere in chiave
di diversità culturale, e non di ibridazione, allo scopo
di acquisire le conoscenze interlinguistiche necessarie per la costruzione
dell’Unione europa.
Art. 5. - (Attività)
1. Nell’ambito
del CSLI operano appositi comitati scientifici, nominati dal Presidente
del Consiglio dei ministri, con i seguenti compiti fondamentali:
a) studio scientifico di tutte le questioni inerenti all’uso
corretto dell’italiano;
b) elaborazione di una grammatica «ufficiale» della
lingua italiana e compilazione di un dizionario dell’«uso»,
da mantenere in costante aggiornamento.
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