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Tribunale della Vicaria
Carlo Coppola
Napoli, Museo di San Martino

  diritti linguistici
  carta europea
  legge ILC
  legge 482/99
  proposta di legge
1989
  disegno di legge
993/2001
  proposta di legge
1059/01
  progetto di legge 2745/02
  leggi regionali
  - sardegna
- friuli
- liguria
- piemonte
- emilia-romagna
- lazio

DISEGNO DI LEGGE N. 993 DEL 2001

SENATO DELLA REPUBBLICA
XIV LEGISLATURA
Disegno di legge N. 993
d’iniziativa del senatore PASTORE, ASCIUTTI, BASILE, BATTAGLIA Antonio, BONGIORNO, CANTONI, CARRARA, CASTAGNETTI, CHERCHI, CHIRILLI, CICCANTI, CIRAMI, COMPAGNA, CURTO, D’AMBROSIO, DEGENNARO, DEMASI, FABBRI, FALCIER, FILIPPELLI, GIRFATTI, GUBETTI, IERVOLINO, IZZO, MAGNALBÒ, MELELEO, MINARDO, MONCADA LO GIUDICE di MONFORTE, MORRA, NESSA, NOCCO, NOVI, OGNIBENE, PACE, PALOMBO, PASINATO, PEDRIZZI, PIANETTA, PICCIONI, RIZZI, SALINI, SAMBIN, SCARABOSIO, SEMERARO, TOMASSINI, TRAVAGLIA, VALDITARA, SCOTTI, MAFFIOLI e COZZOLINO

COMUNICATO ALLA PRESIDENZA IL 21 DICEMBRE 2001

Onorevoli Senatori. – La lingua italiana conta 57 milioni di parlanti, più della Francia e della Gran Bretagna, con un bacino potenziale di utenza valutato intorno ai 120 milioni di persone. È tra le lingue comprimarie dell’Unione europea (nel 1980 un’inchiesta condotta dalla stampa francese le assegnava il terzo posto come possibile «lingua europea»), ed una delle lingue ufficiali della Confederazione elvetica. È conosciuta e parlata in molti paesi del Mediterraneo ed inoltre è una grande lingua di cultura. L’arte, l’opera lirica e, in tempi più recenti, la moda e il cinema, hanno parlato italiano al mondo, senza contare l’Umanesimo e il Rinascimento, conosciuti e studiati dappertutto.
La lingua è un «bene culturale» non meno importante delle pinacoteche, anche se non può essere rinchiusa in un museo, e come tale va difesa e promossa, così come hanno fatto e fanno molti paesi europei ed extraeuropei.
Ma la lingua è anche un bene sociale, che va difeso dall’infiltrazione di tutte quelle espressioni incongrue e disorientanti per i più, che non provengono unicamente dall’adozione indiscriminata di parole straniere, ma anche da neologismi incomprensibili ed accentuazioni vernacolari.
Ciò è tanto più necessario nel nostro paese, dove, per cause antiche e recenti, manca un modello di lingua in cui tutti possano riconoscersi salvando le dinamiche linguistiche regionali, ma senza che «i cambiamenti sperimentati dalla lingua nel suo costante adattamento alle esigenze dei parlanti spezzino la sua fondamentale unità» (cfr. Norma statutaria della Real Academia Española de la Lengua).
In un recente seminario sulla qualità del processo legislativo si è parlato addirittura di una «sindrome di smarrimento» che colpisce i destinatari di certe disposizioni giuridiche e amministrative a causa della loro formulazione nebulosa e contorta, che oltretutto ne impedisce anche una corretta applicazione. È una sindrome di cui dovrebbero tener conto politici e giuristi per recuperare l’attenzione di quell’italiano «smarrito» per il quale oggi risulta difficile anche aprire un giornale.
Gli stessi telegiornali, che in Gran Bretagna sono stati uno dei mezzi di diffusione dello standard nazionale, il cosiddetto BBC English, sono divenuti nell’ultimo decennio il veicolo di un uso asfittico, frettoloso e non di rado distorto della lingua.
Globalizzazione e rivoluzione informatica sono occasioni per ridisegnare il profilo dell’italiano, non per annunciarne, o auspicarne, la fine come fanno i soliti profeti di sventure.
Il nostro è l’unico paese la cui lingua ufficiale non è dichiarata neppure dalla Costituzione, l’unico che fa poco o nulla per la propria voce; ancor meno di ciò che per la lingua italiana fa la Svizzera.
Per contrastare lo scadimento della nostra lingua con la sua conseguente perdita di prestigio in ambito europeo e internazionale ed anche in considerazione delle iniziative assunte dagli altri paesi dell’Unione europea, è urgente dare al nostro paese una rappresentanza linguistica ufficiale in ambito nazionale e comunitario mediante un apposito organismo, il Consiglio superiore della lingua italiana (CSLI).
Il disegno di legge si compone di cinque articoli.
L’articolo 1 istituisce, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Consiglio superiore della lingua italiana (CSLI).
Con l’articolo 2 si prospetta un quadro di indirizzo generale: gli obiettivi del Consiglio, le modalità di intervento, la redazione di un rapporto annuale sullo stato della nostra lingua, le collaborazioni di cui il Consiglio si avvale per lo svolgimento della sua attività.
L’articolo 3 indica la composizione dell’organo: il Presidente, due membri di diritto, un segretario, due membri in rappresentanza dell’Accademia della Crusca e della Società Dante Alighieri.
Nell’articolo 4 sono precisati i compiti e le finalità del Consiglio: uniformarsi ad un modello di lingua in cui tutti possano riconoscersi, indicare espressioni linguistiche semplici da usare nell’ambito delle amministrazioni pubbliche e private, favorire l’uso della «buona lingua» e l’italofonia, promuovere l’arricchimento della lingua e valorizzare l’italiano nel mondo (l’italiano è una grande lingua di cultura e rappresenta, con il latino, uno dei pilastri della cultura umanistica studiata in tutto il mondo); valorizzare anche i dialetti e le aree che essi rappresentano nell’ambito di tradizioni regionali tipicamente italiane, specie in un momento in cui ogni regione dovrà avere la possibilità di esprimersi in una dinamica linguistica adeguata alle esigenze locali, affinchè sia in condizione di offrire il massimo delle sue potenzialità; promuovere l’insegnamento delle lingue straniere in chiave di diversità culturale, e non di ibridazione, allo scopo di acquisire le conoscenze interlinguistiche necessarie per la costruzione dell’Europa.
L’articolo 5 indica l’attività dei comitati scientifici nell’ambito del Consiglio, con i seguenti compiti fondamentali: studio scientifico di tutte le questioni relative all’uso corretto della lingua (sistemazione grammaticale, neologismi, linguaggi settoriali, termini presi in prestito da altre lingue); elaborazione di una grammatica ufficiale della lingua italiana e compilazione di un dizionario d’uso, da aggiornare costantemente.

DISEGNO DI LEGGE

Art. 1 - (Istituzione)
1. È istituito, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Consiglio superiore della lingua italiana (CSLI).

Art. 2 - (Obiettivi)
1. Il CSLI ha il compito di sovrintendere, nell’ambito degli orientamenti generali definiti dalla Presidenza della Repubblica e dal Governo, alla tutela, alla promozione ed alla diffusione della lingua italiana in Italia e fuori dell’Italia, ed alla politica nei confronti delle lingue straniere.
2. Il CSLI formula le sue proposte al Governo, indica le modalità d’intervento e dà il proprio parere sulle questioni inerenti all’italofonia, redigendo un rapporto annuale sullo stato della nostra lingua.
3. Il CSLI si avvale, per lo svolgimento della sua opera, di comitati scientifici permanenti o scelti per i singoli progetti.

Art. 3 - (Composizione dell’organo)
1. Il CSLI è composto da:
a) il Presidente del Consiglio dei ministri, che ne è il Presidente;
b) il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca;
c) il Ministro per i beni e le attività culturali;
d) un Segretario con compiti di indirizzo, designato dal Presidente;
e) due membri designati in rappresentanza dell’Accademia della Crusca e della Società Dante Alighieri.

2. Ai componenti di cui al comma 1 possono aggiungersi non più di due membri designati in rappresentanza dei comitati scientifici costituiti nell’ambito dello stesso CSLI.

Art. 4 - (Finalità)
1. Al CSLI sono demandati i seguenti compiti:
a) rispondere all’esigenza di un modello di lingua in cui tutti possano riconoscersi, prestando particolare attenzione alle varianti regionali dell’italiano parlato;
b) indicare, ed eventualmente coniare, espressioni linguistiche semplici, efficaci ed immediatamente comprensibili, da usare nelle amministrazioni pubbliche e private, formulando proposte operative per rendere sempre più agevole e rapida la comunicazione con i cittadini anche attraverso i nuovi strumenti informatici;
c) favorire l’uso della «buona lingua» e l’italofonia nelle scuole, nei media, nel commercio e nella pubblicità con iniziative ed incentivi le cui modalità saranno fissate di concerto con i Ministri competenti;
d) promuovere l’arricchimento della lingua con lo scopo primario di mettere a disposizione termini idonei ad esprimere tutte le nozioni del mondo attuale, assicurando la presenza dell’italiano nelle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione;
e) valorizzare l’italiano nel mondo, promuoverne e svilupparne l’insegnamento anche in considerazione dell’importanza che la nostra lingua riveste in non pochi Paesi mediterranei;
f) valorizzare i dialetti, che costituiscono un patrimonio storico del nostro paese, e delle zone che essi rappresentano nell’ambito di tradizioni regionali genuinamente italiane;
g) promuovere l’insegnamento delle lingue straniere in chiave di diversità culturale, e non di ibridazione, allo scopo di acquisire le conoscenze interlinguistiche necessarie per la costruzione dell’Unione europa.

Art. 5. - (Attività)

1. Nell’ambito del CSLI operano appositi comitati scientifici, nominati dal Presidente del Consiglio dei ministri, con i seguenti compiti fondamentali:
a) studio scientifico di tutte le questioni inerenti all’uso corretto dell’italiano;
b) elaborazione di una grammatica «ufficiale» della lingua italiana e compilazione di un dizionario dell’«uso», da mantenere in costante aggiornamento.